XTC - discografia semiragionata

di Martin Venator

It.Arti.Musica.Rock
June 2002

"C'erano tutte queste discussioni sui giornali, sulle riviste, alla TV. 'Cos'è questo nuovo fenomeno? Cos'è questo punk rock? E' punk o new wave? Come dobbiamo chiamare sta roba? Pensavo fosse stupido, perché secondo me era solo del gelato. Gusti diversi di gelato".
[Andy Partridge]
[1978]
White Music
Xtc *punk*? Essere punk per loro forse è significato non aver al tempo ancora scoperto l'accordo di settima diminuita - per il resto come accostare quest'esplosione di suoni omogeneamente *musicali* - certo più rough di quanto ora sappiamo - ma epistemocentricamente pop a un disco dei Crime o dei Randoms, o dei 4skins? Un gruppo punk non coverizzerebbe *All along the watchover* con le tastierone atmosferiche, gli spezzati talkingheadsiani, con i balbettii e i canali fantasma a frusciare aggratise. Un gruppo punk sarebbe davvero già morto se incidesse *Statue of Liberty* *This is pop* *Science Friction* (Nota: London Calling NON è un disco punk). Si conclude dunque che trattasi di opera figlia dei suoi tempi nei suoni, ma ben già altrove in questioni noetiche. Piccoli ordigni ad orologeria pop pronti a deflagrare al primo ascolto. Gli si aggiunge una spruzzata di dissonanza (*Xwires*), un tocco lieve di schizofrenia (*I'm bugged*), l'anthemismo autoinoculante (*Radios in motion*) e tutta l'arte del mondo nell'edificare senso dall'alienazione tecnologica (*Dance band*) e tanto altro che però è solo formalmente descrivibile con parole varie. Un esordio fulminante.

Voto 7,5
pezzi preferiti: Radios in motion, This is pop, I'll set myself on fire.

Go2
Registrato a brevissima distanza da White music, risente un po' di una qualità inferiore della composizione, e un incremento significativo della componente melodica che probabilmente è solo il farsi più velato di quella speri-mental. Consideriamo pure che il terzo xtc allora non era Gregory ma tale Barry Andrews, le cui composizioni non calavano né ad Andy né a Colin. (ascoltare per credere: *My weapon* e *Super Tuff* - messe una dopo l'altra sintomaticamente). Un disco cmq interessante, non fosse altro che per la presenza di:

voto: 6,5
pezzi preferiti: Are you receiving me?, Battery Brides, Meccanic Dancing (Oh We Go!)
[1979]
Drums and wires
Qualcosa di dannatamente particolare è successo: basta calare la puntina su Making plans for Nigel per accorgersi del grosso salto effettuato dal gruppo. In my humble opinion questo salto si chiama principalmente Dave Gregory, chitarrista dall'arrangiamento colto e geniale, capace all'uopo di suonar pure la tastiera. Di fatto Go2 e Wasp Star (il non ancora e il non più di Gregory negli XTC) sono i due anelli deboli della poderosa catena, ma magari è una coincidenza. Beh, questo è il primo capolavoro, e non c'è niuno che non lo veda. Oltre a contenere dei classici assoluti della cosidetta new wave (making plans for Nigel:psycho=new wave:garage) il disco è uniformente tappezzato di canzoni da urlo, da melodie nervose e svampite, da arrangiamenti fantasiosi ed eclettici. Il titolo è in qualche modo rivelatore: gli elementi trainanti son le chitarre (Gregory è secondo chitarrista laddove Andrews - che lascia - era tastierista) e i ritmi di Chambers che si fanno meno monolitici e permettono un ampliamento del campionario psico-emotivo delle composizioni.

voto: 8,5
pezzi preferiti: When You're Near Me I Have Difficulty, Scissor Man, Making plans for Nigel.
[1980]
Black sea
Incredibilmente, invece di calarsene, gli xtc vanno oltre gli alti raggiungimenti di drums and wires, e in un colpo solo ne cancellano le (già minime) ingenuità. Le mani dei due swindoniani ormai son tarate solo per classici, pezzi che nascono già vecchi nel senso più alto possibile del termine. Qui la new wave s'innalza al classicismo pop: fioccano le canzoni indimenticabili. I ritmi sempre in bellissima evidenza, la melodia che scopre gli archetipi nascosti degli ottanta che verranno, il forte amore per il pop classico dei sixties, i testi che si fanno progressivamente più attenti (e santamente idiosincratici) al mondo, quel sant'uomo di gregory che riesce a rendere sopraffine anche le idee meno fondate (leggasi le ottime bonus tracks dell'edizione in cd), e un suono che ormai è extaticametne unico e riconoscibilissimo.

voto: 9
pezzi preferiti: Respectable street, Rocket from a bottle, Sgt. Rock (is Going to Help Me).
[1982]
English Settlement
Credo che a questo punto Partridge abbia avuto la netta sensazione di esser il più grande compositore di canzoni pop della terra. Anche io, al posto suo, ne avrei approfittato; a maggior conto che anche Colin è in grandissimo spolvero.
Album doppio dunque (l'ultimo grande esemplare?); la tensione di black sea si stempera ulteriormente, e nell'arcadia a cui ci indirizza troviamo un meltin' pot sonoro invidiabile: sonorità di pura britannicità accostate a seduzioni mondiste, ondatone novelle (nere ovviamente) s'infrangono su acusticismi snob fino a stordire di tanta opulenza mai sciatta. Il suono è way more professional ma mai asettico. Questo è il white album degli xtc, anche se Andy e Colin vanno sempre d'accordo e incidono insieme. Intoccabile.

voto: 9 (ed è doppio)
pezzi preferiti: Jason And The Argonauts, Yacht Dance, Snowman
[1983]
Mummer
E così Partridge dice addio alla vita pubblica di suonatore, e prende forma l'idea di voler fare il dispensatore automatico di delizie, il perfetto maieuta del perfetto studio di registrazione, e per di più - dovranno esserci gli uccellini sul davanzale e gli elementi naturali essere pacificati. Mummer è il frutto di questa presa di-stanza, è il prodotto di un anelito alla pace interiore e la torre d'avorio del forbito chansonnier. Forse un po' involuto rispetto all'estroversione sincretistica di English Settlement, Mummer dispensa comunque momenti altissimi e anticipa i toni pastorial/bucolici di Skylarking.

voto: 8
pezzi preferiti: Love On A Farmboy's Wages, Great Fire, Ladybird -- menzione speciale -->Wonderland (troppa delizia per non volerle bene)
[1984]
The big express
Questo è forse il più ignorato dei capolavori xtciani. Certo è un po' una boa nel percorso del gruppo: è il solido basamento della seconda giovinezza. Dal punto di vista del lavoro in studio, gli XTC sono diventati più puntigliosi dei Pink Floyd di Waters; fuori Chambers si affideranno ad un batterista (oltre che, come hanno quasi sempre fatto, ad un produttore) diverso per ogni disco; compositivamente i due swindoniani portano alla luce tutti i classici pop che ancora la storia (e l'alchimia) umana può offrire. Il tono è mediamente solare e *pieno*, con bruschi precipizi di terrore (*this world over*, il finale di *wake up*). Fatto sta che tenere in mano quest'oggetto è come tenere in mano un feticcio e un totem: il capolavoro wave (*wake up* sta insieme a Nigel fra i manifesti), il capolavoro sonoro, uno dei capolavori creativi.

Voto 9-
pezzi preferiti: Remember the sun, Wake up, I Bought Myself A Liarbird.
[1986]
Skylarking
Nella mani di Rungren, e il rapporto non idilliaco (nonostante la falsa testimonianza del disco) che ne verrà, gli xtc provano un piccolo viaggio temporale, insieme al Doctor Who: entrano nella cabina (di incisione) e si ritrovano come Benigni e Troisi in pieno Rinascimento, e hanno tutto il tempo di riscrivere le loro Yesterday, le loro Cry baby Cry e le loro Dear (god!) Prudence. Qui la new wave è superata di colpo, e lo sguardo antinebbia posteriore è più acuto. Il dio Pan scorrazza per i campi con un mangiadischi diffondendo beach boys, sagittarius et similia. Anche se l'incisione di copertina non è una fellatio come potebbe sembrare a primo sguardo, potebbe esserlo. Le composizioni sono ottime, ma in qualche episodio leziose fino allo spasimo, inutili come tutte le cose che non esistono, come il senso della realtà di Rundgren, ad esempio. Un disco che vi sottrae alla realtà, anche se la realtà non vi dispiace troppo. Se non ci fosse *Dying* lì alla fine non avrei nessun dubbio a togliere mezzo voto. Ma Dying è una lametta piazzata con il chewing gum alla fine di uno scivolo di acquapark.

voto 9
pezzi preferiti: 1000 umbrellas, Another satellite, Dying.
[1989]
Oranges and Lemons
Che peccato che Oranges and Lemons non sia il miglior disco del catalogo XTC: eppure non ci sarebbe voluto molto. Sarebbe bastato eliminare una delle 4 facciate e temporeggiare un po'. Strumentalmente gli Xtc possono ormai tutto e hanno una grandiosità progettuale strabiliante, una sensibilità di modernariato psichedelico che non ha pari. Un pezzo come *garden of earthly delights* non avrebbe potuto inciderlo nessun altro gruppo sulla faccia della terra, un pezzo come *the mayor of Simpleton* solo uno dei migliori, *Chalkhills and children* solo *il* migliore. Ma qui è più facile indicare i pezzi che riempono un po', perché il resto è oro lucente: ecco togliete a questo disco l'inutile *Here Comes President Kill Again*, l'insensata *Across The Antheap*, l'anodina *Miniature sun*. Toglietele dalla lista winamp e godetevi il disco più maltrattato degli Xtc.

voto: 8+
pezzi preferiti: Chalkhills and children, Garden Of Earthly Delights, The Mayor Of Simpleton
[1992]
Nonsuch
E' più dimesso, meno frenetico di Oranges e lemons, ma più penetrante e profondo, meno orizzontale e più verticale, più rosso denso che arancione. Suona però più come una raccolta di grandi successi che un disco concepito come tale; il che non è necessariamente un male. Certo il fatto di essere prodotto dal produttore di Elton John spiega abbastanza. Ma pagliuzze nell'occhio di Polifemo, aghi nel Pagliaio di Ciccio di Nonna Papera detto Ugo solo in Utah; Nonsuch è un disco meraviglioso, ed il primo a farti avvertire veramente l'età dei suoi autori e la bontà del vino invecchiato lungamente in condizioni ideali. Qui è la composizione a fare il quid: solo le note, le canzoni, la forma a far tutto. In qualche modo oranges era disco che lasciava prevalere Dioniso all'arrangiamento; qui invece spadroneggia Apollo alla struttura.

voto: 9
pezzi preferiti: humble daisy, wrapped in grey, the ugly underneath (ma dio, dovevo davvero scegliere?)
[1999]
Apple Venus vol.1
Sette anni di silenzio, di problemi con la Virgin che si risolveranno con la rescissione contrattuale, l'abbandono di David Gregory. Ricordo il primo play di AV sul lettore. I primi pizzicato del viloncello di *River of orchids* mi straniarono e al contempo rassicurarono: il genio assoluto aveva trovato un'altra via, ed è una via adulta, da classico della classica, da pop impopolare, da cristallo da supermercato DeChirichiano. 11 pezzi di acustica solenne bellezza, di compostezza che non è più risultato ma provenienza, di maniera che più di così non può gratificare. Le canzoni degli Xtc hanno ormai la potenza dei movimenti di una sinfonia pop, e quanto perdono in urgenza lo guadagnano in monumentalità (hey non sto parlando di imbalsamazioni floydiane e tristezze reunionistiche). E poi, come definire quella *river of orchids* che pop è e al contempo non è, e il suo sublime auspicio?

voto: 9
pezzi preferiti: river of orchids, i'd like that, green man
[2000]
Wasp Star (Apple venus vol.2)
Vediamo di non essere drammatici: Wasp star è un buon disco. Ciò che stranisce è che possa essere in qualche modo il secondo capitolo di Apple Venus e della sua eburnea luminosità: esso è un po' pasticcione, un po' mixed up, un po' buttato lì. I pezzi di Moulding sono imbarazzantemente sciapi, Partridge prende un paio di scivoloni clamorosi (ed è la prima volta: alla sua età glielo concederemo), la produzione prevede suoni piuttosto grezzi, le composizioni sono abbastanza minimali (*Stupidly happy* è un solo riff ripetuto ad libitum). Ma vabbè, consoliamoci all'idea che in fondo son canzoni che sarebbe stato decisamente male non dare alla luce, e consoliamoci soprattutto con questo ottimo poker Partridgiano:

voto: 7
pezzi preferiti: Playground, You and the Clouds Will Still Be Beautiful, Church of Women, The Wheel and the Maypole.
Rimangono fuori le raccolte con inediti, i 12", i Dukes of Stratosphere, i miliardi di demo e qualcosa che forse dimentico.

Go back to Chalkhills Articles.